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Un giallo interattivo del 1937: “Delitto al largo di Miami”

Tra le rarità possedute dalla Biblioteca d’Ateneo non si annoverano solamente volumi antichi o di grande pregio letterario, ma anche alcune opere che, pur appartenendo a un genere considerato minore e di semplice intrattenimento, sapranno sicuramente stupire il lettore.
In un variegato gruppo di volumi, pervenuto all’Università Cattolica nel 1957 in seguito alla donazione dell’Avvocato Maspero, si trova un romanzo giallo dalla struttura atipica.
L’opera, scritta da Dennis Weathley (1897-1977) con la collaborazione di Joseph Gluckstein Links (1904-1997) e pubblicata nel 1936 in Gran Bretagna col titolo Murder off Miami, uscì l’anno successivo in edizione italiana con il titolo Un delitto al largo di Miami, pubblicata come supplemento al numero del Giallo Mondadori del 23 giugno 1937. Il romanzo ebbe in Italia una sola riedizione nel 1984, a più di quarant’anni di distanza.
Un delitto al largo di Miami può essere considerato uno dei primi romanzi gialli “interattivi” della storia di questo genere letterario. Benché la vicenda narrata non sia dissimile da quella di tanti altri romanzi dell’epoca d’oro del giallo classico, già dalla copertina – sulla quale campeggia la scritta “una innovazione della letteratura gialla” – il lettore è messo sull’avviso che si troverà davanti a qualcosa di nuovo e inaspettato.
L’idea di produrre un’opera di questo tipo fu suggerita a Weathley da Links. Weathley, dapprima riluttante, accettò in seguito di collaborare con Links alla realizzazione di questo romanzo giallo innovativo, occupandosi della parte narrativa, mentre il socio ne avrebbe curato la parte tecnica.

Sul panfilo “Gabbiano d’oro”, di proprietà dell’imprenditore Carlton Rocksavage (Carlo nella versione italiana, così come troveremo italianizzati tutti i nomi di battesimo, secondo una consuetudine tipica dei traduttori dell’epoca) che viaggia in compagnia della figlia, è invitato per una crociera di piacere da Miami verso le isole Bahamas un ristretto gruppo di ospiti: una ricca vedova possidente, accompagnata dalla figlia e dal genero, suo braccio destro in affari, un vescovo inglese, un conte spagnolo di dubbia fama, un uomo d’affari giapponese, un finanziere inglese, oltre ai loro domestici personali e allo staff in forza all’imbarcazione.
La crociera è, però, solamente un pretesto: in gioco ci sono alleanze economiche di grande importanza tra gli uomini d’affari imbarcati, che controllano il mercato della produzione industriale del sapone.
Subito dopo essere salpati, e poco prima della cena, il signor Blane, uomo d’affari inglese che viaggia con il proprio segretario, sparisce dalla sua cabina lasciando una lettera in cui annuncia di essersi suicidato a causa di una situazione economica non più sostenibile. Ma una tenda della cabina, macchiata di sangue, fa nascere immediatamente il sospetto che si tratti invece del tentativo di mascherare un omicidio. Riportata immediatamente l’imbarcazione in porto a Miami, Kettering, un investigatore della polizia locale, sale a bordo per occuparsi del caso.

Il giallo, pur essendo per certi versi un “delitto della camera chiusa”[1], si presenta al lettore con un aspetto atipico: non un libro di stampo tradizionale, ma un vero e proprio raccoglitore in cui è contenuto, rilegato con un nastro, tutto ciò che riguarda il caso: dattiloscritti riportanti gli interrogatori dei testimoni presenti al fatto; i rapporti inviati da Kettering ai suoi superiori, con gli aggiornamenti sul caso, i suoi dubbi e le sue elucubrazioni; i cablogrammi ed i telegrammi inviati e ricevuti con le notizie riguardanti i passeggeri a bordo; le fotografie degli stessi e della cabina di Blane; la mappa dello yacht; piccole buste contenti vari indizi (impronte digitali di un passeggero già precedentemente schedato dalla polizia, un ritaglio della tenda insanguinata[2], una ciocca di capelli, mozziconi di sigarette ed altro). In una delle ultime pagine del volume si trova una fascetta che riporta l’avvertimento di non volerla strappare, se non si vuole venire a conoscenza del responsabile del delitto.

Il lettore è, dunque, non un semplice spettatore passivo degli eventi narrati, ma un attore in tutto e per tutto della scena. Può sostituirsi all’investigatore ufficiale ed esaminare le prove, le deposizioni e tutto ciò che gli viene messo a disposizione, pagina dopo pagina, per tentare di incastrare il colpevole.

L’opera, uscita in sordina nella madrepatria, dove i librai ne acquistarono inizialmente pochi esemplari, ebbe in seguito un largo successo e fu tradotta in varie lingue. Anche Jorge Luis Borges ne fece una breve recensione, ancora consultabile nel sito poeticous.com. Alcune copie furono acquistate addirittura dalla Regina Mary.
La collaborazione tra i due autori proseguì con altri gialli costruiti con le stesse modalità, che però non giunsero mai in Italia: Who killed Robert Prentice?The Malinsay massacre, e Herewith the clues[3]. Nel 1987 da Murder off Miami venne anche realizzato un videogioco per pc.

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  1. Nel “delitto della camera chiusa” normalmente il crimine ha luogo in un’isola, in un albergo, in una villa isolata, in un luogo comunque poco accessibile, tutti posti nei quali si presume che l’assassino non abbia avuto né il tempo, né la possibilità di allontanarsi dopo aver commesso l’omicidio, e per forza di cose debba essere uno dei presenti, che costituiscono peraltro un gruppo molto ristretto. Tutti questi elementi sono presenti anche in Un delitto al largo di Miami.
  2. Una curiosità: nell’edizione italiana, una didascalia sotto il ritaglio di stoffa “insanguinato” specifica che il tessuto d’arredamento è stato prodotto dalla celebre ditta tessile milanese De Angeli-Frua. Con un rapido confronto tra l’edizione italiana e le immagini dell’edizione originale, reperibili on-line, è stato facile capire che si tratta di un piccolo campanilismo dell’editore Mondadori.
  3. Una videorecensione in lingua inglese dei quattro i libri scritti negli anni Trenta da Wheatley e Links è disponibile nel canale CO-OP FOR TWO.