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«Viva la poesia!»: un viaggio umano e letterario insieme a Papa Francesco

13 Maggio 2025
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«Viva la poesia!». Con questa esclamazione si apre la breve lettera del 20 gennaio 2025 indirizzata da Papa Francesco ad Antonio Spadaro (e riportata nel nuovo volume Ares) con cui il Santo Padre manifestava la propria gioia in merito all’idea di raccogliere i testi da lui scritti in questi anni sull’importanza della poesia: «dobbiamo recuperare il gusto per la letteratura nella nostra vita […] La poesia ci aiuta tutti a essere umani, e oggi ne abbiamo tanto bisogno». Alla casa editrice Ares va il merito di aver riunito in un volume dal medesimo titolo curato e introdotto da Spadaro gli scritti di Papa Francesco, che ora ci aiutano ancora meglio a comprendere in profondità i lineamenti del suo pensiero e il linguaggio del suo magistero pontificio.

Fin dalle sue prime esperienze come giovane gesuita, Bergoglio fu infatti impegnato nell’insegnamento letterario presso il Liceo del Colegio de la Inmaculada Concepción di Santa Fe dove mise in pratica i suoi metodi creativi e originali, come racconta il suo alunno Jorge Milia: «Bergoglio ci spinse alla scrittura creativa. Io fui uno degli otto coautori dei Cuentos originales, un volume edito al termine di un concorso letterario rivolto agli alunni del Collegio, promosso nel 1965 da Bergoglio insieme a Jorge Luis Borges, che firmò la Prefazione. In quell’anno abbiamo avuto la fortuna di conoscere Borges, che con noi era disteso, divertito». E ancora: «Spesso era proprio Bergoglio a provare una sensazione di meraviglia nello scoprire l’immagine nascosta in un passaggio di testo, in una frase o anche soltanto in una parola che uno di noi gli presentava. Ecco, era capace di trasmettere quelle esperienze agli altri. Probabilmente l’aspetto migliore del suo insegnamento consisteva proprio nel percorrere la materia insieme ai suoi allievi». La concezione di letteratura di Papa Francesco, come spiega bene Spadaro nella sua introduzione, è agli antipodi di un apprendimento esteriore o disincarnato ma coincide invece con un’esperienza vitale che ha come fulcro il rapporto con la realtà: «La letteratura ha a che fare con ciò che si desidera dalla vita. Questo ragionamento è molto sottile perché dice che in fondo la lettura è un atto di discernimento che mi aiuta a capire meglio me stesso, e a capire ciò che voglio, ciò che desidero, a comprendere meglio anche i significati stessi della vita».

In questo viaggio umano e letterario attraverso le parole di Papa Francesco incontriamo l’amore per Dostoevskij e Hölderlin, Gerard Manley Hopkins e Borges, nella continua fedeltà ad un pensiero che non perda mai di vista l’umano e tenga viva la propria scintilla creativa: «Il pensiero della Chiesa deve recuperare genialità e capire sempre meglio come l’uomo si comprende oggi per sviluppare e approfondire il proprio insegnamento». Per Francesco la capacità di immaginazione propria della poesia è preziosa perché è in grado di salvaguardare la libertà del pensiero preservandola dalla rigidezza e cogliendo le ampie sfumature del reale: «La poesia è piena di metafore. Comprendere le metafore aiuta a rendere il pensiero agile, intuitivo, flessibile, acuto. Chi ha immaginazione non si irrigidisce, ha il senso dell’umorismo, gode sempre della dolcezza della misericordia e della libertà interiore».

Con la lettera apostolica Candor Lucis aeternae, in occasione del VII centenario della morte di Dante, Francesco pone poi l’attenzione sulla missionarietà del sommo poeta, profeta di speranza e libero cantore del desiderio umano: «Dante sa leggere in profondità il cuore umano e in tutti, anche nelle figure più abiette e inquietanti, sa scorgere una scintilla di desiderio per raggiungere una qualche felicità, una pienezza di vita». Per Francesco leggere è – citando il grande Borges – ascoltare “la voce di qualcuno” che porta ad aprirsi al mistero dell’altro, a liberarsi dalle falsificazioni a cui è sottoposta la parola nel mondo contemporaneo: «In questo senso la letteratura aiuta il lettore ad infrangere gli idoli dei linguaggi autoreferenziali, falsamente autosufficienti, staticamente convenzionali, che a volte rischiano di inquinare anche il nostro discorso ecclesiale, imprigionando la libertà della Parola». In chiusura a Viva la poesia! viene infine riportata la Lettera ai poeti, precedentemente pubblicata nell’antologia Versi a Dio (Crocetti editore 2024) e in cui Francesco affida ai poeti la grande e delicata responsabilità di immaginare un mondo nuovo attraverso la portata rivoluzionaria dell’arte, «antidoto contro la mentalità del calcolo e dell’uniformità». Perché proprio mediante una nuova “immaginazione” è possibile guarire le ferite spirituali dell’uomo contemporaneo: «Addomesticare il volto di Cristo, mettendolo dentro una cornice e appendendolo al muro, significa distruggere la sua immagine. La sua promessa invece aiuta la nostra immaginazione: ci aiuta a immaginare in modo nuovo la nostra vita, la nostra storia e il nostro futuro».