
A distanza di quasi cinquant’anni da quello sfolgorante e indimenticabile esordio letterario che fu Somiglianze (Guanda, 1976), Milo De Angelis pubblica ora una selezione di testi giovanili: Poesie dell’inizio, 1967-1973, svelando la genesi, l’apprendistato, il primo inizio di una poetica destinata a influenzare profondamente la letteratura italiana.
Questa pubblicazione è tanto più eccezionale considerando la riservatezza con cui l’autore ha sempre accompagnato la nascita delle proprie opere. Egli infatti limitò fortemente la circolazione di inediti e – tolto qualche breve componimento apparso su rivista nei primi anni Settanta e i 13 fogli risalenti al 1968-70 che costituiscono il “dattiloscritto Carnevali” (dal nome del compagno di scuola che lo custodì per decenni) – nessuna notizia si aveva, fino a pochi anni fa, della sopravvivenza di queste poesie all’incendio che distrusse, alla fine degli anni Ottanta, l’abitazione del poeta a Milano. Fu il poeta Angelo Lumelli, amichevole custode di quelle carte, a riconsegnare pubblicamente all’autore l’ampia documentazione di inediti in occasione dell’incontro celebrativo per il quarantesimo anniversario di Somiglianze, alla Casa della Poesia di Milano, il 10 novembre 2016. L’anno successivo, 25 di quelle poesie comparivano in appendice al volume: Tutte le poesie, 1969-2015.
Le Poesie dell’inizio, ora pubblicate per “Lo Specchio” Mondadori, costituiscono una compatta e rigorosa selezione delle carte riportate alla luce da Lumelli: su un totale di 102 componimenti, distribuiti su 114 fogli, l’autore ne ha scelti 51, come ricostruisce Luigi Tassoni nella prefazione al volume. Tra queste poesie, sono comprese le 25 già apparse nel 2017 (strano a dirsi, con alcune piccole varianti) e 5 di quelle contenute nel “dattiloscritto Carnevali”, ma con sostanziali varianti, mentre si lasciano riconoscere, sempre con importanti varianti, almeno 3 poesie di Somiglianze: Le terre (qui con il titolo di Dalle terre degli antenati), Latitudine (qui intitolata Essere qui) e Terza storia di A. (qui Il gesto più esatto).
A ben vedere, il legame di questo libro con Somiglianze è molto profondo, dato che sono tantissimi i versi, le suggestioni, le immagini, gli interi frammenti e i titoli che, pochi anni dopo, compariranno nell’opera di esordio, ripresi, scomposti, modificati o riattribuiti. Infatti, se questo nuovo volume di poesie giovanili appare, anche per la cura con cui è stato predisposto, innanzitutto come un libro unitario, autonomo e coeso – con autentiche gemme fino a oggi ignote come Canzoncina per una bella ala sinistra (1967) qui riprodotta in conclusione – sia consentito ravvisare nel corpus antico, in questo primitivo e fertile bacino, visioni e varianti di Somiglianze. Si gettano così nuova luce e nuove ipotesi esegetiche su un libro che apparve da subito tanto arduo da decifrare quanto affascinante, pieno di episodi memorabili e che non smette di essere letto e di ispirare vecchie e giovani generazioni di poeti.
Aveva i calzettoni abbassati e la maglietta bianconera
e noi restammo di stucco: una bella, una vera
ragazza nella squadra avversaria! Sì, una ragazza
con i capelli a caschetto e un guizzo velocista,
un bel sorriso da folletto nel nostro Istituto
maschile per eccellenza. Non era lei a farci paura,
ma un’oscura presenza, un’eco di fiori e di sussurri,
di unghie rosse, di spose, di veli, erano quelle vorticose
onde del sangue, le minacce dall’ignoto, era il vuoto
che irrompeva nel cortile gesuita, era la vita!