FRANCO LOI: Il milanese che parla al mondo
«Forsi û tremâ cume de giass fa i stèll,
no per el frègg, no per la pagüra,
no del dulur, legriâss o la speransa,
ma de quel nient che passa per i ciel
e fiada sü la tèra che rengrassia…».
«Forse ho tremato come di ghiaccio fanno le stelle, no per il freddo, no per la paura, no del dolore, del rallegrarsi o per la speranza, ma di quel niente che passa per i cieli e fiata sulla terra che ringrazia…».
(da: L’aria, Torino, Einaudi, 1981)
Se dovessimo definire in brevi parole il tratto più evidente della personalità di Franco Loi, l’espressione che forse troverebbe concordi i molti che lo hanno conosciuto è questa: Franco Loi, uomo del dialogo. Chiunque abbia avuto l’occasione di conoscerlo o di incontrarlo serba senz’altro nella memoria la sua affabilità nel porsi di fronte al proprio interlocutore, con la medesima disponibilità all’incontro che egli riservava tanto al grande uomo di cultura quanto al giovanissimo studente delle scuole, quanto ancora all’ignoto uditore accorso ad ascoltare la sua voce per una lettura di versi.
La Biblioteca di Milano dell’Università Cattolica ha voluto onorare il poeta con un’ampia mostra – realizzata con il contributo di Regione Lombardia e il patrocinio del Comune di Milano – che ripercorre con parole e immagini la vicenda umana e professionale di uno tra i maggiori poeti italiani del secondo Novecento.
È possibile visitare on-line la mostra tramite i collegamenti a fine pagina.
Loi, nato a Genova nel 1930 e scomparso a Milano nel 2021, ha attraversato il Novecento e ha vissuto i momenti più significativi di un secolo tanto ricco e tormentato: la dittatura fascista, la Seconda guerra mondiale, la Liberazione e la ricostruzione, gli Anni di piombo e, ancora, la caduta del comunismo e i nuovi assetti mondiali dopo il 1989. Un secolo in cui il mondo è profondamente cambiato e che ha portato trasformazioni spesso radicali anche nel nostro paese: si pensi soltanto agli anni del boom economico e ai cambiamenti del costume sociale, in atto ancora oggi e anzi rapidamente sollecitati dalle sfide e dalle opportunità, ma anche dai rischi, del mondo digitale e delle nuove tecnologie.
Loi, giunto a Milano da Genova, ha modo di guardare alle trasformazioni del mondo che lo circonda da un osservatorio privilegiato: che è, anzitutto, quello di Milano, città di forte immigrazione interna nel secondo dopoguerra; città che cresce velocemente sottraendo terreno alla campagna circostante per soddisfare la domanda di abitazioni; città che vede nascere il movimento studentesco e la contestazione giovanile; città di grande fermento politico ma anche di una presenza radicata della Chiesa e di figure significative del mondo religioso.
Ma l’osservatorio di Loi è, soprattutto, quello del poeta. La Milano devastata dalla guerra, la Milano felice e allegra della Liberazione, la Milano operaia sono immagini che restano al centro della riflessione e dell’ispirazione di Loi e diventano il paradigma del paese e, per meglio dire, del mondo intero. La poesia di Loi nasce dalla capacità di mettersi in ascolto: degli altri, certamente; ma anche della voce interiore che – come era solito dire citando l’amatissimo Dante – «ditta dentro», che ispira purché si abbia la capacità e il desiderio di prestarle attenzione. La lingua che Loi fa sua è il milanese: il milanese che è lingua della gente, lingua che si parlava nelle osterie e per le strade e che era diventata la lingua d’uso di tutti i cittadini milanesi. Fossero essi calabresi, sardi, veneti, siciliani, pugliesi o lombardi, tutti, a Milano, per comunicare e per integrarsi parlavano il dialetto milanese, che era davvero la lingua di una comunità e che si modificava con gli apporti di ogni parlante. La lingua della poesia loiana non è dunque il milanese classico della grande tradizione del Porta e del Tessa: a questo si appoggia ma è un impasto linguistico aperto a influssi e a trasformazioni; è davvero “lingua di tutti”.
L’Università Cattolica del Sacro Cuore ha ricevuto la donazione dei libri e delle carte appartenuti a Franco Loi. La primogenitura di tale intenzione si deve alla moglie Silvana, prima e amorevole custode dei materiali che ora costituiscono il Fondo Loi. Alla donazione dei volumi, avvenuta nel 2018, si è aggiunto il versamento massiccio della documentazione archivistica nel marzo del 2021, poco dopo la scomparsa del poeta.
Il Fondo, che è stato interamente catalogato e inventariato, mostra una eccezionale vastità tanto in termini di produzione così come di estensione temporale, che riguarda non solo la poesia e la narrativa, ma anche la militanza critica dispiegata in riviste e sulle pagine culturali dei quotidiani. Il carteggio – forte di più di un migliaio di corrispondenti – insieme ai gruppi di dattiloscritti e alla varietà delle pubblicazioni (pensiamo solo a Stròlegh, Teater, L’angel, Umber, Voci d’osteria…), si rivela uno strumento straordinario per ricostruire i tracciati dell’esperienza tanto letteraria quanto umana di Franco Loi e consente non solo di definire con la precisione dei contesti l’evolversi del suo percorso lirico, ma anche di dare corpo alla fitta rete di relazioni personali e al percorso di maturazione interiore del poeta.
Oltre all’Archivio, Franco e Silvana hanno versato all’Università Cattolica anche gli oltre duemila volumi della biblioteca un tempo conservata nell’abitazione milanese di Viale Misurata: ovvero i libri letti, che riportano sottolineature e appunti di Loi, i libri ricevuti in dono (con dediche di grandi scrittori e poeti del Novecento, da Vittorio Sereni ad Andrea Zanzotto, da Franco Fortini ad Alda Merini), i libri d’artista. Infine, completa il Fondo un nutrito gruppo di cimeli: la scrivania del poeta in legno massiccio; la macchina da scrivere Olympia con la quale sono state dattiloscritte moltissime poesie e la maggior parte dei testi loiani; alcune tra le penne preferite del poeta; l’incisione raffigurante Carlo Porta che si trovava nella camera-studio di Viale Misurata.
Inoltre, è presente nelle raccolte del Fondo Loi anche la totalità dei premi ricevuti, dalle targhe alle medaglie, che da tutta Italia e dal mondo hanno omaggiato la poesia di questo grande autore della nostra letteratura: si va dall’Ambrogino d’Oro alla medaglia dell’Accademia pascoliana, alla statuetta del premio Carlo Porta; dal premio Laurentum al diploma della cittadinanza onoraria di Colorno, luogo di nascita della madre di Loi, ricordata nell’Angel anche con alcuni versi nel dialetto di questa città. Una collezione “integrale”, questa di Franco Loi, che costituisce una vera enciclopedia materiale in grado di suggerire a chi la osserva dettagli preziosi di una vita intera.
Loi ha dedicato, soprattutto negli ultimi trent’anni, un’inesausta attenzione alla divulgazione della poesia e dei valori da essa trasmessi verso le giovani generazioni, presenziando a diversi eventi traboccanti di pubblico e organizzando incontri con i ragazzi delle scuole. Oggi il suo archivio e la sua opera possono diventare patrimonio condiviso, contribuendo non solo ad accrescere gli studi di carattere critico e letterario, ma anche a favorire la crescita interiore e l’osservazione critica e attenta di un mondo
complesso quale è quello che ci circonda. Questo volume è diviso in due sezioni: nella prima, sono rievocati i momenti salienti della vita del poeta, utilizzando come filo conduttore le pagine dell’autobiografia Da bambino il cielo (a cura di Mauro Raimondi, Milano, Garzanti, 2010); nella seconda, il ricordo di Franco Loi prende forma attraverso le voci di altri poeti che lo hanno conosciuto. Tra le due sezioni, si situa una scelta iconografica con l’intento di evidenziare lo stretto rapporto di Loi con gli artisti e, dunque, tra parola poetica e immagine, a partire dai materiali conservati nelle carte del Fondo Loi.
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