8. «È una malattia che non passa mai, si chiama tifo». Viaggio nella Milano calcistica di Franco Loi
«Ma forsi el Paradis l’è sta la volta
Che num taca dré tram’ ‘ndem a Sansir,
Cul Giorgio, l’Amedeo, Sergio, el Bertin.
[…]
E dent al tram schiaccia pet’g di sardin…
De Buonesaires, Cavur, Manzun, Cairoli
Po curs Magenta e giò passa Piemunt…
[…]
E sàltum giò in Lotto che’l Giurgett:
«Ghèm tri e poldu in cinq… Sèm un bindell!»
Sèm al Galoppo e dìsum: «Cun tri franch
Se pàgum gnanca l’aria de Sansir»
E pùntum tutt su ‘l nom, Stella di mare,
Che po sconfùndum con la cavalla Mir.
Ma forse il Paradiso è stato la volta
Che noi attaccati dietro i tram andiamo a San Siro,
col Giorgio, Amedeo, Sergio, Bertino.
[…]
E dentro al tram schiacciati peggio delle sardine…
Da Buenos Aires, Cavour, Manzoni, Cairoli,
poi corso Magenta e giù per Piazza Piemonte…
[…]
E saltiamo giù in Lotto che il Giorgetto:
«Abbiamo tre e rotti in cinque… Siamo un disastro!»
Siamo al Galoppo e diciamo: «Con tre lire
Non ci paghiamo nemmeno l’aria di San Siro»
E puntiamo tutto su un nome, Stella di mare,
che poi confondiamo con la cavalla Mir».
In questa pagina dell’Angel Franco Loi racconta uno dei derby disputatisi a Milano tra il 1945 e il 1946. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale la stracittadina è diventata per i milanesi, a prescindere dal risultato, un’occasione di festa dopo anni di oppressione e mancanze.
Su un tram gremito di gente, Franco e i suoi amici attraversano Milano da corso Buenos Aires – passando per via Manzoni, Cairoli e Piazza Cavour – fino alla fermata di Piazzale Lotto. Sono trepidanti, non vogliono mancare a quell’appuntamento così importante, ma in tasca hanno troppo pochi soldi che «con tre lire non ci paghiamo nemmeno l’aria di San Siro». L’intuizione è geniale: utilizzare quei tre spiccioli per scommettere sulle corse dei cavalli, a pochi passi dallo stadio infatti, c’è l’Ippodromo di San Siro, e i ragazzi decidono di puntare tutto su un cavallo di nome Stella di mare. Non hanno però idea di quale siano le fattezze del loro prescelto e incitano per errore il cavallo sbagliato, a fine gara sono convinti di aver perso tutto… quando all’improvviso l’altoparlante urla a gran voce: «Stella di mare», è lui il cavallo vincente. Franco e i suoi amici esplodono di gioia, assisteranno anche loro alla partita.
Sansir l’era ’n cadin d’erba e culur,
ch’i giugadur pareva ch’je tucavum
tant’eren viv i maj, bell el balun…
L’Inter l’era quela del Franzosi, cul
Marchi, Passalacqua, Campatell,
e nüm del Milan serum quatter bamba
cul Toppan, l’Antunin, Boffi e Russett…
San Siro era un catino d’erba e colori,
i giocatori pareva li toccassimo
tant’erano vive le maglie, bello il pallone…
L’Inter era quella di Franzosi,
con Marchi Passalacqua Compatelli,
e noi del Milan eravamo quattro Bamba
con Toppan l’Antonini Boffi e Rossetti…
San Siro è un catino d’erba e colori. L’Inter scende in campo con Angelo Franzosi in porta, Marchi e Passalacqua in difesa, Compatelli a centro campo. Il Milan invece si affida a Toppan, Antoni, Rossetti e in attacco la punta di diamante Aldo Boffi, che Loi chiama “il quiz della pedata” perché a seconda della giornata non si sa mai cosa potrà fare. Il Milan cerca di giocarsi la partita, anche se la squadra neroazzurra, si sa, è più forte e schiaccia gli avversari nella loro metà campo facendo trattenere il fiato ai tifosi sugli spalti. Loi racconta il finale di partita trasformando una cronaca calcistica in un capolavoro poetico: «Il mondo che sembra fermarsi: è un balletto di gambe e di mutande, ché il verde li succhia e poi
li sputa nel gioco fatto di colori. […] Siamo dentro in quegli stracci del tempo che eterna fanno l’ombra che è l’anima del mondo […] I rossoneri sono lampi che danzano la lambada e i neroazzurri si sciolgono come foglie al vento. È stato un tre a uno da far tremare i cortili, una samba da stravolgere i sentimenti, un tram che mai finivamo di cantare, San Siro che alle nostre spalle tratteneva il tempo, Milano che piena di strade era tutto un richiamo».