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«Di parlarti non ho coraggio» Inediti di Alda Merini per Roberto Volponi

06 Novembre 2024
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Sul finire degli anni Ottanta il bar-libreria Chimera, in via Cicco Simonetta a Milano, era divenuto un rifugio per poeti e sognatori. Passando di lì fino a tarda notte poteva capitare di incontrare Aldo Busi, Pier Vittorio Tondelli, Giovanni Raboni, Maurizio Cucchi, Giancarlo Majorino, Vivian Lamarque.

Presenza fissa e assolutamente immancabile era quella di Alda Merini, la quale era solita recarsi ogni sera al Chimera, dove la proprietaria Laura Alunno preparava per lei un cappuccino e una fetta di torta. Fu Ambrogio Borsani a portare con sé una sera il giovane figlio di Paolo Volponi, Roberto, il quale si innamorò perdutamente del locale e ne divenne anche lui un assiduo frequentatore.

Fra Roberto e Alda Merini nacque da subito una bella amicizia: «lui era affascinato dalla vicenda umana e letteraria della poetessa e soprattutto dalla sua libertà lessicale nel raccontarla […]. Lei vedeva in lui un ragazzo appassionato, curioso, tenero con una fede ostinata nelle utopie e una sorprendente partecipazione agli abissi delle umane vicende».

Proprio presso il bar Chimera la Merini era solita improvvisare la produzione dei suoi versi, come quella sera in cui, dopo una lite telefonica con Maria Corti, si mise a distribuire sulla soglia del bar foglietti contenenti sue poesie, così da rendere un’impresa epica per la Corti la realizzazione della sua opera omnia.

Il giovane Roberto Volponi restava affascinato e divertito dalla stravaganza e dall’imprevedibilità della poetessa dei Navigli. Al di là degli studi universitari di filosofia, il suo impiego principale erano alcune collaborazioni con lo Studio Arnaldo Pomodoro e con due librerie antiquarie.

Al Chimera Volponi si perdeva tra gli scaffali della libreria, il suo angolo preferito era quello contenente i libri politici: qui approfondiva la stagione delle ribellioni e dell’impegno politico che per ragioni anagrafiche aveva vissuto parzialmente, ma dalle quali era molto affascinato.

Fu l’estate del 1989 a spezzare fatalmente la vita del giovane Volponi: il padre gli aveva regalato un viaggio per Cuba, «terra di utopie realizzate», ma sul volo di ritorno morì tragicamente a soli ventisette anni in un incidente aereo.

La notizia della sua morte giunse anche al bar Chimera dove venne accolta con gran clamore, soprattutto da Alda Merini che scoppiò in un pianto disperato. Da quel dolore nacque poco dopo una piccola raccolta di versi a lui dedicati, composti dalla poetessa con una macchina da scrivere con tasti dissestati e nastro scarico di inchiostro, che successivamente donò alla famiglia Volponi. Si tratta di testi «che parlano di amore e morte, amicizia e dolore, con le illuminazioni di Alda tanto amate dai suoi lettori».

Oggi, a distanza di anni dalla scomparsa di Roberto e Alda, è nato il volume Di parlarti non ho il coraggio, voluto da Caterina Volponi nella convinzione che quei componimenti potessero avere un posto «nella sua vasta e variegata geografia poetica». Il volume è a cura da Ambrogio Borsani, amico di entrambi e frequentatore del bar Chimera.