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8. «È una malattia che non passa mai, si chiama tifo». Viaggio nella Milano calcistica di Franco Loi

«Ma forsi el Paradis l’è sta la volta
Che num taca dré tram’ ‘ndem a Sansir,
Cul Giorgio, l’Amedeo, Sergio, el Bertin.
[…]
E dent al tram schiaccia pet’g di sardin…
De Buonesaires, Cavur, Manzun, Cairoli
Po curs Magenta e giò passa Piemunt…
[…]
E sàltum giò in Lotto che’l Giurgett:
«Ghèm tri e poldu in cinq… Sèm un bindell!»
Sèm al Galoppo e dìsum: «Cun tri franch
Se pàgum gnanca l’aria de Sansir»
E pùntum tutt su ‘l nom, Stella di mare,
Che po sconfùndum con la cavalla Mir.

Ma forse il Paradiso è stato la volta
Che noi attaccati dietro i tram andiamo a San Siro,
col Giorgio, Amedeo, Sergio, Bertino.
[…]
E dentro al tram schiacciati peggio delle sardine…
Da Buenos Aires, Cavour, Manzoni, Cairoli,
poi corso Magenta e giù per Piazza Piemonte…
[…]
E saltiamo giù in Lotto che il Giorgetto:
«Abbiamo tre e rotti in cinque… Siamo un disastro!»
Siamo al Galoppo e diciamo: «Con tre lire
Non ci paghiamo nemmeno l’aria di San Siro»
E puntiamo tutto su un nome, Stella di mare,
che poi confondiamo con la cavalla Mir
».

Cartolina di Milano degli anni Cinquanta che ritrae l’esterno dello stadio di San Siro dopo la ristrutturazione del 1954-55
(foto da Wikimedia Commons)

In questa pagina dell’Angel Franco Loi racconta uno dei derby disputatisi a Milano tra il 1945 e il 1946. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale la stracittadina è diventata per i milanesi, a prescindere dal risultato, un’occasione di festa dopo anni di oppressione e mancanze.
Su un tram gremito di gente, Franco e i suoi amici attraversano Milano da corso Buenos Aires – passando per via Manzoni, Cairoli e Piazza Cavour – fino alla fermata di Piazzale Lotto. Sono trepidanti, non vogliono mancare a quell’appuntamento così importante, ma in tasca hanno troppo pochi soldi che «con tre lire non ci paghiamo nemmeno l’aria di San Siro». L’intuizione è geniale: utilizzare quei tre spiccioli per scommettere sulle corse dei cavalli, a pochi passi dallo stadio infatti, c’è l’Ippodromo di San Siro, e i ragazzi decidono di puntare tutto su un cavallo di nome Stella di mare. Non hanno però idea di quale siano le fattezze del loro prescelto e incitano per errore il cavallo sbagliato, a fine gara sono convinti di aver perso tutto… quando all’improvviso l’altoparlante urla a gran voce: «Stella di mare», è lui il cavallo vincente. Franco e i suoi amici esplodono di gioia, assisteranno anche loro alla partita.

Sansir l’era ’n cadin d’erba e culur,
ch’i giugadur pareva ch’je tucavum
tant’eren viv i maj, bell el balun…
L’Inter l’era quela del Franzosi, cul
Marchi, Passalacqua, Campatell,
e nüm del Milan serum quatter bamba
cul Toppan, l’Antunin, Boffi e Russett…

San Siro era un catino d’erba e colori,
i giocatori pareva li toccassimo
tant’erano vive le maglie, bello il pallone…
L’Inter era quella di Franzosi,
con Marchi Passalacqua Compatelli,
e noi del Milan eravamo quattro Bamba
con Toppan l’Antonini Boffi e Rossetti…

San Siro è un catino d’erba e colori. L’Inter scende in campo con Angelo Franzosi in porta, Marchi e Passalacqua in difesa, Compatelli a centro campo. Il Milan invece si affida a Toppan, Antoni, Rossetti e in attacco la punta di diamante Aldo Boffi, che Loi chiama “il quiz della pedata” perché a seconda della giornata non si sa mai cosa potrà fare. Il Milan cerca di giocarsi la partita, anche se la squadra neroazzurra, si sa, è più forte e schiaccia gli avversari nella loro metà campo facendo trattenere il fiato ai tifosi sugli spalti. Loi racconta il finale di partita trasformando una cronaca calcistica in un capolavoro poetico: «Il mondo che sembra fermarsi: è un balletto di gambe e di mutande, ché il verde li succhia e poi
li sputa nel gioco fatto di colori. […] Siamo dentro in quegli stracci del tempo che eterna fanno l’ombra che è l’anima del mondo […] I rossoneri sono lampi che danzano la lambada e i neroazzurri si sciolgono come foglie al vento. È stato un tre a uno da far tremare i cortili, una samba da stravolgere i sentimenti, un tram che mai finivamo di cantare, San Siro che alle nostre spalle tratteneva il tempo, Milano che piena di strade era tutto un richiamo».