«Là dove si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche le persone».
Così ammoniva Heinrich Heine nel 1823, più di un secolo prima che le piazze di molte città tedesche venissero infiammate, alla mezzanotte del 10 maggio 1933, dai roghi di libri promossi dal regime Nazista.
Anticipato da una intensa battaglia promozionale nelle settimane precedenti, portata avanti in tutta la Germania dalle Camicie Brune e da bande di studenti che razziavano intere biblioteche e librerie alla ricerca dei testi da dare alla fiamme, mentre alcune persone cercavano eroicamente di nascondere e salvare i volumi, il sabba infernale ebbe il proprio culmine a Berlino, nella Bebelplatz (allora chiamata Opernplatz) quando Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del Terzo Reich, arringò la folla lì riunitasi e diede il via ad uno dei più famosi Bücherverbrennungen, ossia roghi di testi considerati dal regime hitleriano «contrari allo spirito tedesco».
Fabio Stassi, partendo proprio da Bebelplatz ripercorre, attraverso l’esame di documenti d’archivio e dei luoghi stessi nei quali si svolsero i fatti, la genesi di uno dei momenti della storia del Novecento in cui l’umanità abbia maggiormente mostrato il suo lato ferino.
Dopo aver analizzato le liste degli autori le cui opere furono destinate per prime ai roghi (inizialmente soprattutto testi di scrittori di origine ebraica, o accusati di sovversività e di spirito antigermanico), Stassi dedica alcuni capitoli alla lista dei “proscritti” italiani, esaminandoli uno a uno e ripercorrendo le motivazioni della loro damnatio memoriae. Essi furono Pietro Aretino, Giuseppe Antonio Borgese, Emilio Salgari, Ignazio Silone e Maria Assunta Giulia Volpi. L’autore si sofferma sulla particolare vicenda di Ignazio Silone, il cui romanzo più famoso, Fontamara, venne pubblicato in clandestinità in Svizzera proprio nel 1933 dal coraggioso editore Emil Oprecht, fondatore della Europa Verlag nonché proprietario di una libreria in centro a Zurigo che espose in vetrina, nei giorni dei roghi, i titoli bruciati dai Nazisti.
Il volume si conclude con una piccola appendice cronologica dedicata ai più celebri roghi di libri della storia dell’umanità, dagli albori della civiltà fino alla contemporaneità.
Nato – forse non a caso – da una lunga riflessione dell’autore durante il lungo periodo di inattività forzata dovuto alla pandemia, e realizzato, come afferma nelle prime pagine, non appena si è potuto riprendere a viaggiare, Bebelplatz è un interessante volume che ripercorre una delle pagine più tristi della storia culturale – e non solo – del Novecento.
Nell’attuale Bebelplatz, oggi ridisegnata e irriconoscibile, è stato realizzato un memoriale in ricordo dei roghi: un pannello luminoso al centro della superficie della piazza, che lascia intravedere nel sottosuolo interi scaffali privi di libri, a testimoniare il vuoto incancellabile lasciato da ogni libro di cui scompare la traccia. Perché in fondo, come afferma Walt Whitman, «chi tocca un libro, tocca un uomo».