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La prima visita a Milano della futura Imperatrice Maria Teresa d’Austria

All’interno del tomo 37 della raccolta “Miscellanea dei Padri Oblati” si trova un interessante volume in-4° intitolato Relazione della venuta e dimora in Milano delle Altezze Reali della Serenissima Maria Teresa Arciduchessa d’Austria, e Gran-Duchessa di Toscana, e del Serenissimo Francesco III[1], stampato a Milano da Giuseppe Richini (o Richino) Malatesta[2] nel 1739, nello stesso anno delle vicende narrate.

Prima di descrivere il contenuto dell’opera è necessaria una breve digressione storica, al fine di inquadrare nelle vicende europee della prima metà del secolo XVIII il viaggio in Italia di Maria Teresa d’Austria e del consorte.

Gli accordi tra l’Imperatore Carlo VI d’Asburgo in vista delle nozze della figlia Maria Teresa con Francesco Stefano, figlio del Duca Leopoldo di Lorena, prevedevano che lo sposo rinunciasse al Ducato paterno, in cambio del Granducato di Toscana. Tale compromesso aveva in un primo momento contrariato i familiari di Francesco Stefano, ma gli aveva assicurato un futuro da imperatore, dal momento che Maria Teresa era predestinata al trono, in assenza di fratelli maschi.

La coppia si unì in matrimonio il 12 febbraio 1736 nella Chiesa degli Agostiniani di Vienna. La vita di Francesco Stefano e della consorte Maria Teresa si svolse nei primi tempi esclusivamente presso la capitale austriaca, lasciando il governo e la cura del nuovo feudo toscano nelle mani di un Governatore.

Il 17 dicembre del 1738, le Altezze Reali intrapresero finalmente un lungo viaggio ufficiale che li portò dalla corte di Vienna alla volta di Firenze, per visitare quelle terre ancora pressoché sconosciute al Granduca e a Maria Teresa. Durante il viaggio di ritorno verso l’Austria si fermarono a Milano, dove risiedettero nel Palazzo Ducale (oggi Palazzo Reale).

In questo contesto storico va, dunque, inquadrato il volumetto che Carlo Celidonio (1695-?), Maestro delle Cerimonie della Regia Ducal Corte di Milano, scrisse come dettagliatissimo reportage di questi avvenimenti.

Dopo una lunga dedica di prammatica al Conte Otto Ferdinand von Abensberg und Traun, Governatore del Ducato di Milano tra il 1736 e il 1743, e dopo aver descritto le recenti vicende storiche che avevano finalmente riavvicinato, con la Pace di Vienna[3], l’Imperatore Carlo VI d’Austria e il re di Francia Luigi XV, Carlo Celidonio entra nel vivo dell’argomento, iniziando a descrivere il viaggio in Italia di Maria Teresa e del consorte.

Varcato il Brennero, il corteo imperiale dovette trattenersi a lungo presso Verona per trascorrervi la quarantena necessaria per evitare il rischio di contagio del “mal d’Ungheria”[4]. Quindi, le Altezze Reali proseguirono verso la Toscana. Solo alla fine del mese di marzo si ebbe la conferma ufficiale della loro visita a Milano, e il Governatore cominciò a lavorare alacremente per prepararne la venuta, dando disposizione per l’imbiancatura degli ambienti del Palazzo Ducale, dove la coppia avrebbe soggiornato, e affinché venissero rilastricate alcune zone dell’edificio. Fece, inoltre, liberare alcuni appartamenti del palazzo per alloggiarvi Maria Teresa, Francesco Stefano, e la cerchia più ristretta del loro seguito, e si adoperò per trovare disponibilità di altri alloggi per il resto del loro folto corteo presso le sontuose dimore dei nobili milanesi, tra le quali i palazzi dei Conti Durini e gli Imbonati.

Carlo Celidonio non esitò a descrivere fin nei minimi dettagli le manovre del Governatore che, in una sorta di spending review ante litteram, cercò di ottimizzare le risorse disponibili senza gravare eccessivamente sul bilancio. In quest’ottica, venendo a mancare i denari necessari per arredare e abbellire ulteriormente gli ambienti che dovevano ospitare la coppia reale e il suo seguito, si fece prestare dai patrizi milanesi mobili e suppellettili per arredare con maggior eleganza gli alloggi di corte. Altre due grandi preoccupazioni del Governatore erano costituite dall’abbigliamento delle nobildonne milanesi che avrebbero presenziato a Corte e dalla programmazione, ora per ora, delle giornate che la coppia reale avrebbe trascorso nella nostra città. Grazie ai contatti con la dama di compagnia della futura Imperatrice riuscì a trovare un escamotage per far abbigliare le dame milanesi con uno stile consono e gradito a Maria Teresa, secondo i dettami della moda del tempo e secondo l’etichetta di corte, ma riuscendo al tempo stesso a risparmiare sui metri di stoffa per realizzare gli abiti, e sondò le aspettative della Principessa circa gli intrattenimenti e le attività durante la sua permanenza nella nostra città.

La corte sarebbe giunta a Milano all’inizio del mese di maggio, con la sola Maria Teresa, mentre il consorte si sarebbe diretto con il fratello Carlo alla volta di Torino, per recarsi in visita presso la sorella, Elisabetta Teresa, consorte del re di Sardegna.

Si provvide nel frattempo a stilare l’elenco dei nobili e delle nobildonne che potessero essere ammessi alla presenza della Principessa. Naturalmente, anche gli ambienti ecclesiastici vennero coinvolti nella visita, e fu dato ordine al Capitolo di Santa Maria della Scala di provvedere alle cerimonie religiose nella Cappella Reale[5].

Dopo lunghi preparativi, finalmente tra le 21 e le 22 del 1° maggio Maria Teresa entrò a Milano con il suo seguito da Porta Romana. Il giorno precedente erano già giunti in città alcuni nobili, e numerosi bagagli.

L’arrivo di Maria Teresa fu salutato da una serie di colpi di cannone, e tra due ali di popolo in festa e militari in alta uniforme, il corteo giunse a Palazzo Ducale. Qui il figlio del Vicario di Provvisione consegnò a Maria Teresa, poste su un bacile dorato, le chiavi della città e alla sera tutte le facciate esterne e interne del Palazzo vennero illuminate a giorno con torce, così come era stato dato ordine di accendere lumi in tutte le case della città.

Numerosi sono gli eventi riferiti alla permanenza di Maria Teresa a Milano. Ci limitiamo a ricordarne alcuni dei più salienti, come la visita in Duomo, dove vennero esposti gli Arazzi con la Vita di San Carlo, oggi conservati presso il Museo del Duomo, e dove la Principessa assistette alla celebrazione forse più suggestiva della vita liturgica milanese, ossia la discesa del Sacro Chiodo[6], seguita da un pranzo ufficiale all’aperto, allestito in uno dei cortili del Palazzo Ducale, e da una rappresentazione al Regio Ducal Teatro[7].

Nei giorni successivi, vi furono altre serate di musica e giochi a corte in onore di Maria Teresa, oltre a visite e funzioni presso varie chiese della città, come Santa Maria alla Scala e Santa Maria presso San Celso. Ognuna di queste uscite fu accompagnata dal tripudio del popolo, assiepato lungo le vie. Una serata particolarmente suggestiva fu quella in cui dai torrioni del Castello, interamente ornato da fiaccole, vennero esplosi i fuochi d’artificio ed apparve la scritta “Viva Maria Teresa”.

Dopo l’arrivo del Granduca di ritorno da Torino, e qualche altro giorno denso di cerimonie ufficiali, la coppia reale ripartì per Vienna l’8 maggio.

Al termine del volume si trovano una dettagliatissima piantina ripiegata, che riporta la suddivisione degli ambienti del Palazzo Ducale, e la legenda con la descrizione degli stessi, con l’elenco degli arredi, degli ornamenti e delle funzioni che svolsero durante la visita di Maria Teresa e del suo seguito.

Anche a distanza di secoli dagli avvenimenti, il volume è interessantissimo da leggersi, e offre la descrizione di una visita di Stato, la cui pianificazione, come abbiamo visto, non fu poi così differente dalla macchina organizzativa messa in moto ancora oggi durante una qualsiasi visita ufficiale di un capo di Stato o di un membro di una casa regnante.

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  1. Questo, per dovere di citazione, il titolo esteso: Relazione della venuta e dimora in Milano delle Altezze Reali della Serenissima Maria Teresa Arciduchessa d’Austria, e Gran-Duchessa di Toscana, e del Serenissimo Francesco III., Duca di Lorena, e di Bar, Gran-Duca di Toscana, ec. col Serenissimo suo fratello principe Carlo di Lorena, nel mese di maggio dell’anno 1739. E loro viaggio per gli stati di Mantova, Parma e Piacenza, dedicata all’eccellentissimo signor conte Otto Ferdinando d’Abensperg, e Traun, Confaloniere dell’Austria Superiore, ed Inferiore, Consiliere intimo di Stato, Generale d’Artiglieria, Colonnello d’un Reggimento d’Infanteria, Governatore, e Capitano Generale degli Stati Sudetti, da Carlo Celidonio Maestro delle Cerimonie per S.M.C.C. nella Regia-Ducal Corte di Milano.
  2. Giuseppe Richini Malatesta, nato nel 1694 e morto quasi centenario nel 1793, era discendente della famosa famiglia di tipografi attivi a Milano fin dal XVI secolo, ed era detentore della qualifica di “stampatore regio camerale”, ossia della facoltà di pubblicare leggi, grida, editti promulgati dalla Camera Ducale, privilegio concesso ai Malatesta nel 1603 dal re Filippo III di Spagna.
  3. Il Trattato di Vienna del 1738 aveva posto fine alla Guerra di Successione Polacca. Grazie alla cessione del Ducato di Lorena al re di Polonia Stanislao Leszczyński, alla sua morte la regione sarebbe passata in eredità alla figlia Maria, che aveva sposato re Luigi XV, e sarebbe dunque tornata ad appartenere alla Francia.
  4. Francesco di Lorena aveva combattuto in Ungheria contro i Turchi tra il 1738 e il 1739. Nello stesso periodo un’epidemia di peste aveva coinvolto parte dell’Europa Orientale, tra cui la stessa Ungheria, e si temeva che anche a Vienna e in altre zone dell’Impero si propagasse il morbo.
  5. La Chiesa di Santa Maria alla Scala sarà abbattuta nel 1776 per realizzare il Teatro alla Scala, proprio per volontà di Maria Teresa e su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini. La Cappella Reale è la Chiesa di San Gottardo in Corte, attualmente compresa nel percorso di visita al Museo del Duomo.
  6. Nel Duomo di Milano, fin da tempi remoti, in un tabernacolo sospeso sopra l’altare maggiore è conservata una preziosa reliquia: uno dei chiodi della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. Il Santo Chiodo fu oggetto di una venerazione particolare da parte di San Carlo Borromeo, che volle che la reliquia, in occasione di festività particolari del calendario liturgico, potesse essere agevolmente recuperata dalla sua collocazione, senza l’ausilio di scale. Da qui l’ideazione di un’apparecchiatura meccanica utilizzata per far scendere dall’alto il Santo Chiodo in occasione della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre. Benché attribuito per lungo tempo a Leonardo da Vinci, che utilizzava meccanismi simili per le feste di corte, il marchingegno fu in realtà ideato proprio ai tempi di San Carlo dagli ingegneri della Fabbrica del Duomo. La festa, chiamata popolarmente dai milanesi “Rito della Nivola”, perché l’apparecchiatura è a forma di nuvola, è celebrata ancora oggi, e lo strumento è mosso ormai da tempo da un motore elettrico.
  7. Il Regio Ducal Teatro, inglobato nel Palazzo Ducale, venne distrutto da un incendio all’alba del 25 febbraio del 1776, al termine dei festeggiamenti per il Sabato Grasso. Si tentò di spegnere le fiamme attivando una catena umana (non esistevano carri antincendio e naspi) per prelevare l’acqua dal vicino Naviglio, che scorreva ancora all’aperto nel centro cittadino, passando i secchi di mano in mano, ma il teatro, interamente in legno, non venne salvato. Pochi mesi dopo iniziarono i lavori per la costruzione del Teatro alla Scala.

* In alto: Georg Christoph Kriegl, Processione di Maria Teresa lungo il Graben, poco prima di ricevere il giuramento di fedeltà alla Cattedrale di Santo Stefano a Vienna, litografia, 1742, Germanisches Nationalmuseum, Norimberga (da Wikimedia Commons).