Cent’anni di Mike Bongiorno
In occasione dei cent’anni dalla nascita del conduttore più famoso della storia della televisione italiana, Palazzo Reale ha presentato una mostra inedita che ripercorre la vicenda personale e professionale di Mike Bongiorno. L’anniversario è stato celebrato anche da una miniserie televisiva Rai in due puntate, nelle serate del 21 e del 22 ottobre, con protagonista l’attore Claudio Gioè nei panni del re del quiz.
La storia di Mike Bongiorno inizia il 26 maggio 1924 a New York. Il padre era un avvocato italoamericano figlio di emigrati siciliani. Nel 1929, a causa delle conseguenze economiche subite dalla famiglia per il crollo di Wall Street, il piccolo “Mickey” fu costretto a fare ritorno con la madre in Italia. A Torino frequentò le scuole elementari, il ginnasio e il liceo classico.
Quando il Nord Italia venne occupato dalle truppe tedesche, Mike decise di partecipare attivamente alla Resistenza. Grazie alla sua conoscenza della lingua inglese venne specialmente impiegato nelle staffette: faceva da tramite nelle comunicazioni tra i gruppi partigiani e gli Alleati di stanza in Svizzera. Nel corso di una di queste operazioni, nell’aprile del 1944, fu catturato dalla Gestapo. Al momento della fucilazione, a salvargli la vita fu il suo passaporto americano che – nonostante le raccomandazioni dei compagni partigiani – aveva deciso di conservare, arrivando a disfarsene solo qualche istante prima della cattura. Fu un soldato tedesco a ritrovarlo e a bloccare il plotone di esecuzione che stava per ucciderlo. Un cittadino americano rappresentava infatti una preziosa pedina di scambio per liberare soldati tedeschi prigionieri degli Alleati: pertanto, invece che alla morte fu condannato alla detenzione, prima a San Vittore e successivamente in diversi campi di prigionia in Germania e Austria.
Mike Bongiorno fu liberato nel febbraio del 1945, ancor prima della fine del conflitto, in uno scambio di prigionieri di guerra. Essendo stato liberato come cittadino americano dovette fare rientro direttamente negli Stati Uniti, dove ad accoglierlo trovò il padre Philip che non vedeva ormai da anni.
Nel nuovo continente iniziò la sua gavetta, prima come speaker e programmatore radiofonico, poi come pubblicitario, fino a quando un giorno non arrivò la telefonata di Vittorio Veltroni – allora funzionario della Rai – che gli propose di collaborare dagli USA per il Radiogiornale raccontando la voce degli italiani in America. La possibilità di un ritorno in Italia giunse nel 1952: Bongiorno accettò la proposta di contribuire alle sperimentazioni in corso per conto della televisione italiana.
Quando il 3 gennaio 1954 la Rai inaugurò ufficialmente l’inizio delle trasmissioni televisive con Arrivi e partenze, Mike Bongiorno, presentatore scelto per la conduzione del programma, fece il suo primo debutto nelle case degli italiani. L’avvio della sua straordinaria carriera coincideva con la nascita della televisione italiana, nel segno di una nuova parentesi della storia del nostro Paese: l’unificazione linguistica passava anche attraverso la TV.
La popolarità di Mike – divenuto a tutti gli effetti il personaggio televisivo più famoso nell’Italia del dopoguerra – fu tale che Umberto Eco nel 1963 scrisse il saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno, per analizzare quali fossero le ragioni alla base del suo dirompente successo. Secondo il filosofo l’assoluta mediocrità (fisica, linguistica e culturale) incarnata dal presentatore non provocava nessun complesso di inferiorità nel pubblico, che dunque vedeva nella sua figura «glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti»1.
Al di là di questo giudizio, al quale Mike Bongiorno decise di rispondere molti anni dopo dedicando un intero capitolo della sua autobiografia La versione di Mike, il ruolo da lui svolto nell’affermazione e nella diffusione dell’italiano attraverso il nuovo mezzo di comunicazione è indiscutibile.
Una piccola testimonianza dell’ammirazione che gran parte degli italiani – di qualsiasi levatura culturale – nutriva nei suoi confronti è conservata anche presso gli Archivi culturali della Biblioteca di Milano dell’Università Cattolica. Tra il materiale fotografico custodito presso il Fondo Gianni Bertini figurano una serie di scatti con il presentatore italoamericano: alcuni frutto di divertenti fotomontaggi, altri invece realizzati nel corso di vernissage o esposizioni dell’artista a Milano.
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- U. Eco, Fenomenologia di Mike, in Diario minimo, Bompiani 2016, p. 30.
* Si ringraziano gli eredi di Sandro Girella per la gentile concessione delle fotografie.