Archeologia: il Fondo Maria Pia Rossignani
Maria Pia Rossignani (Craveggia 8/10/1940-Milano 4/05/2013) è stata un’archeologa e studiosa di storia dell’arte antica, la cui carriera, non solo in qualità di docente universitaria ma anche di archeologa attiva “sul campo”, fu lunga e varia: dapprima assistente ordinario e dal 1980 professore associato di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana all’Università Cattolica, nel triennio 1990-1993 fu professore straordinario di Archeologia all’Università degli Studi de L’Aquila, città cui rimase sempre molto legata. Rientrò in Università Cattolica nel 1993, in qualità di professore ordinario sulla cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana e qui continuò la sua attività sino al pensionamento nel novembre del 2012.
La sua carriera accademica la vide inoltre direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia dal 1997 (anno della sua istituzione) fino al 2010 e coordinatore del dottorato di ricerca in “Archeologia dei processi di trasformazione. Le società antiche e medievali” dal 1997 al 2008, nonché fondatrice del Laboratorio e direttore dell’Istituto di Archeologia a più riprese, dal 1981 al 1990, dal 1995 al 1998, dal 2010 al 2012.
Come archeologa operò con impegno nelle attività di scavo in vari siti in Italia e all’estero. In qualità di studiosa fu fortemente influenzata da due figure, in particolare, Antonio Frova e Michelangelo Cagiano De Azevedo. Conobbe il primo a Parma, dove si era trasferita dopo il conseguimento della laurea e del diploma di perfezionamento in Archeologia in Cattolica: con lui lavorò dapprima allo studio e alla pubblicazione dei materiali architettonici romani rinvenuti in città e, successivamente, alle importanti indagini archeologiche nella colonia romana di “Luna”.
Cagiano De Azevedo, uno dei padri dell’archeologia italiana del Dopoguerra, fu suo maestro e poi guida durante i primi anni della sua attività professionale (giovanissima, con lui compì le esperienze di scavo nella chiesa di Sant’Andrea ad Orvieto e partecipò agli scavi di Malta sotto la sua direzione scientifica). Il suo e ricordo e influenza furono in lei sempre presenti, anche successivamente, negli anni dell’insegnamento durante i quali, entusiasta e appassionata al suo lavoro, fu guida esperta per molti studenti e giovani ricercatori.
Il Fondo di Maria Pia Rossignani è pervenuto alla Biblioteca della sede milanese dell’Università Cattolica nel 2013 a seguito della donazione voluta dalla famiglia. L’insieme si presenta composto da una sezione libraria (che comprende al termine del processo di catalogazione circa 2.300 tra volumi e opuscoli) e da una documentazione archivistica. La collezione libraria accoglie opere strettamente attinenti agli interessi della docente, in gran parte di libri di archeologia e storia dell’arte antica, tutti ricercabili tramite la sezione dedicata del Catalogo d’Ateneo.
L’archivio conserva invece la documentazione cartacea prodotta e raccolta non solo durante il periodo dell’attività professionale, ma già a partire dai tempi degli studi universitari sino al pensionamento nel novembre del 2012 che, fatalmente, quasi coincise con la morte avvenuta nel maggio del 2013.
L’insieme è stato suddiviso in sette partizioni:
ROS-01: partizione – Milano e Lombardia, suddivisa in due sottopartizioni:
ROS-01-A: sottopartizione – Milano e Brescia, zone archeologiche, musei e mostre (4 unità)
ROS-01-B: sottopartizione – Milano S. Lorenzo (7 unità)
ROS-02: partizione – Testi preparatori e programmi dei corsi; materiale didattico (23 unità)
ROS-03: partizione – Documenti Facoltà (3 unità)
ROS-04: partizione – Scavi suddivisa in tre sottopartizioni:
ROS-04-01 Luni (16 unità);
ROS-04-02 Hierapolis (1 unità);
ROS-04-03 Malta (5 unità).
ROS-05: partizione – Documenti personali (3 unità)
ROS-06: partizione – Varie (13 unità)
ROS-07: partizione – Documentazioni fotografiche e lucidi, suddivisa in quattro sottopartizioni:
ROS-07-01 Fotografie (20 unità)
ROS-07-02 Diapositive (18 unità)
ROS-07-03 Negativi (9 unità)
ROS-07-04 Lucidi (4 unità)
Nella sottopartizione ROS-01-A: Milano e Brescia, zone archeologiche, musei e mostre le prime tre unità sono dedicate in generale all’archeologia milanese, nello specifico, scavi, mostre e musei, mentre solo l’unità n. 4 è relativa all’attività di Rossignani a Brescia. Fu questo, per la studiosa, un periodo più che altro di studio e approfondimento scientifico, e infatti il materiale archivistico relativo a Brescia che è stato versato consiste solo nel progetto museografico di Santa Giulia e in alcune piante del Teatro romano.
Nell’ampia sottopartizione ROS-01-B: Milano S. Lorenzo tutte e sette le unità rispecchiano fedelmente sia nella suddivisione, che nelle intitolazioni, l’ordinamento originale creato da Rossignani. Esse contengono la documentazione relativa agli studi sul complesso paleocristiano di San Lorenzo Maggiore che impegnò Rossignani per molti anni della sua attività e confermano l’ampiezza dei suoi interessi culturali anche per il tardo antico e l’età postclassica.
All’interno dei materiali sull’archeologia milanese, soprattutto in confronto all’ampiezza della documentazione su San Lorenzo, si nota nell’archivio l’assenza di materiale (appunti, disegni etc.) relativo agli scavi in Università Cattolica (sono presenti solo alcuni opuscoli e pubblicazioni nell’unità n. 1, cartella 6, della partizione ROS-01-A).
Tutta questa documentazione è conservata presso l’Istituto di Archeologia dell’Università Cattolica di Milano. A partire dal 1986 e fino al 2004, infatti, Rossignani fu impegnata, in qualità di responsabile scientifico, nelle indagini archeologiche nei cortili dell’Ateneo avvenute in occasione dell’ampliamento della sede milanese dell’Università e da lei fortemente volute. L’ingente mole di reperti depositati per studio nei sotterranei del campus costituì l’occasione per la creazione del Laboratorio di Archeologia “Michelangelo Cagiano de Azevedo”, spazio didattico e di ricerca, inaugurato nel gennaio del 2001 e per la cui realizzazione Rossignani si impegnò tenacemente. E proprio alla documentazione relativa al Laboratorio e all’Istituto di Archeologia (che diresse a più riprese dal 1981 al 1990, dal 1995 al 1998, dal 2010 al 2012) è dedicata l’unità n. 3 all’interno della partizione ROS-03: Documenti Facoltà.
Nello specifico alle attività di scavo è dedicata la partizione ROS-04: Scavi, suddivisa nelle tre sottopartizioni 01: Luni, 02: Hierapolis e 03: Malta.
Sottopartizione 01: Luni = raccoglie la grande quantità di materiali relativi agli scavi nella colonia romana di “Luna”, nei quali Rossignani fu coinvolta dal professor Antonio Frova. Proprio sulle indagini a Luni, converge buona parte della sua produzione scientifica compresa tra gli anni 1970 e 1990.
Sottopartizione 02: Hierapolis = si riferisce alla località della Frigia in cui Rossignani operò per diversi anni, partecipando alla Missione archeologica italiana diretta da Francesco D’Andria dell’Università del Salento. A Hierapolis la studiosa si dedicò all’indagine sui resti strutturali e architettonici della stoà-basilica nella cosiddetta agorà settentrionale. È opera sua la paziente analisi ricostruttiva, durata anni, di un edificio pubblico a due piani, lungo circa 280 metri, conservato solo a livello di fondazione e di centinaia di elementi architettonici raccolti nel corso del tempo senza adeguata documentazione.
Sottopartizione 03: Malta = si riferisce agli scavi nell’isola del Mediterraneo è la Rossignani, ancora giovanissima, lavorò sotto la direzione scientifica di Cagiano de Azevedo. In questa occasione conobbe Antonia Ciasca, anch’ella archeologa e studiosa, alla quale la legarono sempre rapporti di amicizia e stima professionale che proseguirono negli anni, fino a quando Ciasca, divenuta direttore della Missione archeologica italiana nell’isola, la coinvolse nel progetto di studio del santuario di Tas Silġ. Gli ultimi anni del suo intenso lavoro sono stati dedicati, tra l’altro, proprio allo scavo in questa località, quando, scomparsa nel 2001 l’amica Antonia, Rossignani divenne direttrice della Missione archeologica italiana. Nell’archivio era presente una scatola dal titolo “Ciasca” contenente materiale personale relativo alla studiosa scomparsa, che oggi costituisce l’unità [Antonia] “Ciasca”, l’ultima delle cinque costituenti la serie.
La partizione ROS-05: Documenti personali, che si compone di tre unità, raccoglie le agende degli anni dal 1976 al 2011, i documenti universitari (copia della tesi di laurea, documenti per concorsi, etc.) e carte relative a Cagiano De Azevedo.
La partizione ROS-06: Varie raccoglie invece materiali non riconducibili alle altre serie. Tra le tredici unità che la compongono, si segnalano quella relativa alla ricostruzione del Duomo di Venzone dopo il terremoto che colpì il Friuli nel 1976 (Rossignani partì volontaria per dare il suo contributo alla ricostruzione fortemente voluta dagli abitanti del paese).
Completa l’archivio la partizione ROS-07: Documentazioni fotografiche e lucidi che raduna le foto e le diapositive scattate dalla studiosa durante le attività di scavo nelle varie località dove operò (con i relativi negativi) e alcuni disegni su lucido. I soggetti sono per lo più porzioni di scavo, e reperti, in particolare elementi architettonici. Esse sono raggruppate come fatto in origine da Rossignani, mantenendo le intitolazioni originali delle buste o delle scatole attribuite dalla studiosa, dove presenti.