L’intelligenza artificiale si prospetta come il tema più rivoluzionario del XXI secolo, in grado di cambiare in pochi anni radicalmente e irreversibilmente le nostre vite e le nostre abitudini. Eppure, quello che viviamo oggi è il risultato di studi che presero il loro avvio già nel secolo scorso. Una, in particolare, è la figura nella cui mente per la prima volta furono concepiti concetti di trattamento automatico del linguaggio: padre Roberto Busa, che, negli anni ’50, avviò il primo, grande progetto di analisi computazionali di dati testuali.
La Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali è una fondazione nata in seno al Ministero della Cultura allo scopo di valorizzare e promuovere le competenze dei professionisti che agiscono in ambito culturale attraverso la realizzazione di contenuti intesi alla formazione e alla divulgazione. Il desiderio della Scuola di approfondire la figura di padre Busa nasce dalla necessità di rintracciare le origini storiche e scientifiche della ricerca nell’ambito della Linguistica computazionale, disciplina della quale il gesuita è considerato l’iniziatore. Lo studio delle origini non può che cominciare dal suo archivio, conservato nel Fondo Roberto Busa dell’Università Cattolica di Milano. Attraverso le carte dello studioso, la documentazione delle sue attività, il suo epistolario e i più di 2500 volumi e opuscoli a lui appartenuti è possibile ricostruire la storia di come nasca e si sviluppi un’idea, quella di una fruttuosa collaborazione tra computer e linguaggio umano. E questa storia, oggi più che mai, è fondamentale conoscerla: perché per capire dove potrà arrivare l’intelligenza artificiale, è indispensabile sapere da dove viene.
Il documentario Busa, il gesuita che vide l’A.I. – realizzato dalla Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali del Ministero della Cultura in collaborazione con l’Università Cattolica – mira proprio a questo scopo: far conoscere la figura di questo studioso e pioniere della linguistica computazionale attraverso i materiali del suo archivio. A fare da guida in questo viaggio è il racconto di studiosi e operatori culturali – tra i quali i professori Marco Passarotti, Stefano Crespi Reghizzi, Francesco Amigoni, Massimo Chiriatti e Paolo Senna, della Biblioteca di Milano dell’Università Cattolica – che hanno avuto modo di considerare da vicino l’attività scientifica e innovativa di padre Busa.