Uno sguardo alla storia del Medio Oriente attraverso i libri del Fondo Gilberti
La Biblioteca della sede di Milano dell’Università Cattolica ha recentemente ricevuto in donazione una cospicua raccolta di libri appartenuti a Gilberto Gilberti, considerato da molti specialisti della disciplina uno dei massimi esperti della questione palestinese in Italia. Una volta completata l’attività di catalogazione, questi volumi saranno resi fruibili a tutti gli studiosi di storia contemporanea e in particolare a quanti intendano approfondire le tematiche politiche e sociali del Medio Oriente.
Una delle principali caratteristiche dei volumi del Fondo Gilberti è la varietà: degli argomenti, delle fonti e della provenienza del materiale bibliografico. Per tale motivo risulta interessante tracciare alcuni itinerari di lettura per conoscere in anteprima quali sono i contenuti che saranno presto disponibili tra gli scaffali della Biblioteca. In questo articolo cercheremo di fornire alcune coordinate essenziali su quei volumi che permettono di approfondire la situazione in Medio Oriente da un punto di vista prettamente storico-critico e antropologico.

Il volume Storia del Medio Oriente moderno di James L. Gelvin – docente di Storia alla University of California – si fonda sulla convinzione che gli accadimenti odierni non possono essere compresi se non si considera l’evoluzione sociale, economica, culturale e politica del Medio Oriente. Gelvin ricostruisce quindi gli ultimi cinquecento anni di storia partendo dall’ipotesi generale secondo cui i problemi drammatici che caratterizzano la situazione attuale dipendono in gran parte almeno da cause storiche che affondano le loro radici nel più lontano passato di quella regione. L’autore approfondisce il processo di definitivo sfaldamento dell’Impero ottomano con le sue conseguenze e, soprattutto, la costruzione della dominazione coloniale. I capitoli riguardanti i secoli XIX e XX analizzano sia le dimensioni politiche, economiche e sociali, sia la storia culturale, intellettuale e spirituale, nella convinzione che solo il complesso integrato di tutti questi fattori possa dare conto, ad esempio, dell’emergere e dell’egemonia dell’Islam politico e dell’antioccidentalismo dei giorni nostri.

L’antropologo Dale F. Eickelman – docente al Paramount College di Hannover – nel volume Popoli e culture del Medio Oriente fornisce informazioni di base e chiavi di lettura per comprendere l’articolazione interna per gruppi linguistici e credenze religiose di società molto diverse per ragioni geografiche e storiche. Si tratta di un’essenziale guida ai popoli di un territorio che abitano un’aerea che va da Rabat a Teheran: territorio assai complesso che include regioni distribuite tra Africa, Asia e Turchia europea, e che può essere esteso fino a comprendere l’Afghanistan, il Pakistan e alcuni stati dell’Asia centrale ex sovietica profondamente influenzati dall’Islam.

Un altro sguardo antropologico viene fornito dal volume Medio Oriente di Ugo Fabietti, docente di Antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’Università Bocconi.
Lo studioso prende come oggetto un’area dai confini incerti e contestati allo scopo di proporre una lettura che possa, smontando stereotipi e luoghi comuni, evidenziare caratteristiche culturali e sociali delle comunità che abitano in quell’area da millenni.
Tra i numerosi contributi che analizzano la questione del Medio Oriente in una prospettiva storica, cercando quindi attraverso una narrazione a ritroso di rinvenire le cause del conflitto in atto, si segnala la presenza di un volume recente che indaga la questione in chiave storico-critica. Formulando dieci domande e offrendo le rispettive risposte, il tentativo è quello di partire dal passato per provare a guardare anche al presente e al futuro. Si tratta della raccolta di saggi intitolata: Il conflitto senza fine. Dieci domande sullo scontro in Medio Oriente curata da Paolo Magri, vice presidente esecutivo dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), pubblicata nel dicembre del 2023, quindi successivamente agli avvenimenti del 7 ottobre 2023.

Alla prima domanda «Quale storia dietro il conflitto?» si cerca di rispondere facendo luce su quali siano le narrative contrapposte e le letture antitetiche rispetto all’identità della terra che è divenuta zona di conflitto. Da una parte è vista come la terra di Israele: gli ebrei la sentono propria e ad essa si sono sempre rivolti durante la lunga esperienza della diaspora; dall’altra, per il mondo arabo-palestinese è Filastin, ossia la Palestina, la terra dei propri avi, tramandata per generazioni, e che per tale ragione costituisce la patria su cui legittimamente erigere un proprio Stato al pari degli altri territori del Medio Oriente.
La terza sezione del volume parte dal quesito «Da OLP a Hamas: chi parla per i palestinesi?», con il quale si cerca di tracciare l’evoluzione del movimento nazionale palestinese, un movimento che sin dall’inizio si è posto il problema «della rappresentanza di un popolo per il quale la cornice statuale e nazionale […] era contesa con un altro movimento nazionale, il sionismo». Da considerare come in questo processo «elementi come la dimensione diasporica e l’intervento di numerosi attori internazionali rappresentarono storicamente delle sfide significative per l’emergere di un movimento nazionale autonomo coeso e il cui ruolo di rappresentanza fosse ampiamente riconosciuto».
Il quarto capitolo, con la domanda «Tra kibbutzim, insediamenti e Netanyahu: dove finisce Israele?», affronta il delicato tema del dibattito sui confini di Israele.
Gli interrogativi dei capitoli successivi allargano lo sguardo su scenari più ampi della questione, in particolare sulle altre forze politiche coinvolte: «Da Hezbollah all’Iran: asse contro Israele?»; «Da Washington a Bruxelles: quali dilemmi per Stati Uniti ed Europa?»; «Da Mosca a Pechino: un’occasione per Russia e Cina?»; e sulle conseguenze che una crisi geopolitica in Medio Oriente potrebbe nuovamente avere sui mercati mondiali: «Energia ed economia: sarà come negli anni Settanta?». A concludere una domanda sull’Europa e il nuovo possibile rischio terrorismo dopo l’offensiva lanciata a sorpresa da Hamas contro Israele nella giornata del 7 ottobre 2023.
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* In alto: carta geografica da Wikimedia Commons.